Le tracce di San Francesco in Valtiberina
Lo spirito religioso ha avuto modo di manifestarsi sia attraverso l’ordine camaldolese che quello francescano.
I camaldolesi soprattutto, esercitarono un vero e proprio potere in tutta la valle fino alle località montane di Badia Tedalda e di Sestino, per molto tempo.
In questa terra si sono incontrati un antico e primordiale costume monastico e il nuovo sentimento della vita religiosa diffuso da San Francesco.
Della presenza del Santo sono testimoni i romitori, le cappelle e i conventi che sono stati costruiti per ispirazione del Santo. Non solo le costruzioni rendono omaggio a San Francesco: tracce di sé sono presenti in tutto il territorio che ha ancora memoria di numerose vicende legate alla vita del Santo, alcune delle quali narrate nei Fioretti.
Quando il Santo dalla Verna si spostò ad Assisi, passò attraverso la Valtiberina segnando profondamente la sensibilità religiosa delle popolazioni.
Il percorso parte da La Verna, il luogo più caro a Francesco dove ricevette le stigmate nel 1224. Il luogo, uno scoglio roccioso che domina il paesaggio,
fu donato a Francesco nel 1213 dal Conte Orlando Catani, signore di Chiusi.
La Verna è il Santuario francescano più conosciuto al mondo, meta di pellegrinaggi e di visite spirituali. Il Santuario segna il confine sud del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ed è immerso in una faggeta secolare famosa con il nome “bosco delle fate”.
Giunti in prossimità di Caprese troviamo una chiesa nella quale si dice che il Santo si sia fermato di notte con tre compagni mentre infuriava una tempesta; nella Chiesa di Zenzano, c’è un grosso macigno incavato dove si dice siano segnate le impronte del Santo.
Sul crinale dell’Alpe di Catenaia, si trova l’Eremo della Casella costruito nel punto in cui si dice che Francesco si sia fermato per una preghiera
e per rivolgersi per l’ultima volta al Monte della Verna ben visibile da lassù.
Lasciata Caprese si giunge a Montauto, nel territorio di Anghiari che conserva un ricordo del passaggio di San Francesco. San Francesco fu ospitato, lungo il suo cammino verso Assisi, dal Conte Alberto di Ranieri Barbolani.
Il Santo sapeva che alla meta l’avrebbe aspettato la morte e così il Conte gli chiese di lasciare un ricordo di sé prima di partire. San Francesco, in segno di gratitudine, si tolse l’abito che aveva anche quando ricevette le stigmate e glielo diede. Questo cimelio è ora a nella Chiesa di Ognissanti o a Firenze e al Castello c’è una cappella dedicata al Santo.
Si racconta che, per un miracolo di Francesco, tre giorni prima che qualcuno della famiglia dei Montauto morisse, si vedevano di notte muoversi tre fiamme sulle mura del castello, perché il destinato potesse prepararsi spiritualmente.
Non distante dal Castello sorge il Cenacolo di Montauto. Nel territorio di Pieve Santo Stefano, il Santo ricevette il cenobio benedettino di Cerbaiolo ormai abbandonato e in rovina, dove due anni dopo si stabiliranno i suoi frati.
Un detto in Valtiberina recita: “se hai visto la Verna, e non Cerbaiolo, hai visto la mamma e non il figliolo”. In effetti, Cerbaiolo ha la stessa
struttura del Santuario: arroccato sulla roccia, il piccolo Eremo domina la valle. Di lui racconta anche il Carducci che ha abitato in una casa appena sotto Cerbaiolo.
In prossimità di Sansepolcro, perfettamente immerso nel verde delle colline, sorge il Convento di Montecasale.
Inizialmente un Eremo camaldolese, venne poi donato a San Francesco che Vi rimase con alcuni fratelli per lunghi periodi. Qui sono conservati alcuni elementi che ricordano alcuni aneddoti della permanenza del Santo (l’orto di San Francesco e la porta dei ladroni) e il suo letto, naturalmente rappresentato dalla “nuda pietra”.
Vicinissimo al Convento è il Sasso Spicco, una particolare formazione geologica dominante sulla verdissima Valle dell’Afra dove il Santo si recava a pregare.